Mantova, 9-11 giugno 2023

Dall’Equatore alla fine del Mondo per sognare sistemi educativi sostenibili.

lunedì, 8 Giugno, 2020

Lui è Lorenzo Franceschini, di Trento. Qualche settimana fa è tornato dal Sud America dove si trovavo per completare il percorso Ecuador-Ushuaia, in bicicletta.

Questa traversata, partita ad Ottobre, fa parte del Progetto EartHigianelli, un progetto scolastico di cui è il promotore.

Con il patrocinio della Provincia e del Comune di Trento, l’obbiettivo è quello di promuovere un metodo formativo, innovativo e volto ai temi della sostenibilità, sperimentato e consolidato nei passati 10 anni dall’Istituto Artigianelli di Trento assieme a UniTN e FBK (Fondazione Bruno Kessler).

Gli 8000km da lui percorsi in bici sono stati l’inizio e l’evento mediatico che hanno portato ad una raccolta fondi da destinarsi interamente all’Istituto Artigianelli per poter creare una base economica da utilizzare con gli studenti per organizzare attività formative mirate su temi della crisi climatica. Le attività coinvolgono i ragazzi nella collaborazione con aziende e enti in progetti reali.

La sua storia ci è piaciuta molto, e allora abbiamo voluto conoscerlo un po’ meglio. Per il resto… Ci vediamo al BAM!

Ci racconti un po’ il tuo progetto e le motivazioni? 

L’idea nasce dopo l’esperienza simile fatta nel 2015 quando ho camminato per 3 mesi in Nuova Zelanda, promuovendo una raccolta fondi per l’organizzazione The Rainforest Foundation UK. (https://www.youtube.com/watch?v=P29Gnr-tqGg). L’immersione totale nella natura, l’esplorazione di posti nuovi ad un ritmo diverso dal solito, ma soprattutto l’idea di affrontare qualcosa di ‘non semplice’ per una buona causa mi hanno fatto pensare ad un passo successivo. Il Sud America mi ha sempre attirato, e l’idea di attraversare il continente in bici ha cominciato ad insinuarsi nella mia testa poco dopo essere tornato dal viaggio precedente. 

La possibilità di associare questa esperienza ad un progetto scolastico, che avesse come obbiettivo quello di promuovere i temi ambientali alle generazioni che a breve dovranno affrontare una serie di problemi legati all’emergenza climatica mi è sembrata la strada giusta da percorrere.

Ho iniziato un percorso assieme all’Istituto Artigianelli di Trento e grazie all’esperienza della scuola nell’adottare metodi formativi innovativi, come il progetto iniziato nel 2008 con DIPSCo-UniTN, FBK e Provincia, abbiamo trovato sintonia. Nasce così Progetto EartHigianelli, diviso in due parti principali. Nella prima fase la mia esperienza in Sud America promuoverà una raccolta fondi (https://www.gofundme.com/f/earthigianelli-project) da destinarsi interamente alla scuola per la seconda parte del progetto, ovvero l’attivazione e la gestione di attività innovative con gli studenti, a contatto con una rete di istituzioni scolastiche (italiane ed estere) e aziende interessate a partecipare. 

Qual è la tua idea di viaggio in bici? 

Questo viaggio è stato il mio primo, in sella e per una lunga distanza. In molte altre occasioni ho passato molto tempo sui pedali per allenamento, come in vista dell’Ironman 70.3 di due anni fa. Niente però può essere confrontato con le sensazioni che si provano ad affrontare un viaggio che non finisce nello stesso posto in cui è iniziato, come un semplice allenamento. Giorno dopo giorno le vite che si vivono sono molteplici. Sono quella del ciclista, certo, ma anche quella di chi viene a contatto con persone molto diverse e molto interessanti, alla scoperta di culture e sfaccettature delle stesse. La vita del viaggiatore, in contrasto con quella del turista, è l’attitudine e la curiosità che lo distingue. Sempre pronto ad accettare e adattarsi alle situazioni che la pianificazione minuziosa non ha potuto considerare. 

Per me una sensazione diversa dal solito che ha caratterizzato questo viaggio in bici è stata la soddisfazione di raggiungere luoghi incantevoli usando solo la forza del corpo e la determinazione della mente.

Qual è il tuo posto preferito fin’ora per un’esperienza zaino in spalle?

Ho una connessione speciale per la Nuova Zelanda, ma sono sempre alla ricerca di luoghi selvaggi dove potermi immergere completamente nella natura. L’esperienza in Sud America al contrario mi ha fatto scoprire delle popolazioni e delle culture indimenticabili. 

Come vedi il futuro del viaggi in bici? 

Con l’unico compromesso del ‘viaggio’ verso una destinazione prescelta, l’affrontare un percorso più o meno lungo in bicicletta credo possa essere un esempio lodevole per vivere in maniera più sostenibile. Innanzitutto il venire a contatto con altre culture dà la possibilità di apprendere e conoscere usi e costumi diversi. Inoltre, l’opportunità di avere del tempo (molto tempo) per essere distaccati dalle convenzionali attività giornaliere aiuta a concentrarsi su temi, sia personali che non, difficili da affrontare altre situazioni. 

Questi due fattori credo verranno compresi sempre più dalle persone che vogliano avvicinarsi al mondo dei viaggi in bici, così da aumentare in loro la voglia di intraprenderne uno. Sono sicuro che, come è capitato a me, quando si inizia sarà difficile poi abbandonare quello che potrebbe diventare quasi una routine, uno stile di vita. 

Parlaci del tuo set-up ideale per un viaggio in bici 

Premetto che dopo sei mesi di viaggio sono giunto alla conclusione che il miglior set-up non esista. O forse devo ancora trovarlo. In ogni caso, sono fermamente convinto che il set-up sia strettamente legato al tipo di viaggio che si decide di intraprendere. Questo tema potrebbe occupare un pomeriggio intero di discussione, come del resto capita spesso con i ciclisti che si incontrano durante un viaggio. Personalmente mi sono trovato molto bene con quello che avevo, pur avendo già pensato a cosa cambiare (non molto) per la prossima avventura. 

Cosa vedi nel mondo in sella alla tua bici? 

Gli occhi di chi decide di viaggiare vedono tutto, se si sta attenti. La natura, le persone, i luoghi sono solamente una piccola parte di quello che passa noi davanti, giorno dopo giorno. Si vedono anche i sorrisi, le fatiche, le ingiustizie, le cose semplici, i legami famigliari, i rifiuti a bordo strada, la gentilezza e la disponibilità. Si vede dentro sé stessi. Arriva anche il punto in cui vedi la persona che davvero vorresti essere.

Cosa diresti a qualcuno che vuole approcciarsi al mondo della bici, ma ancora non l’ha fatto? 

Ho incontrato centinaia di persone alla ricerca di qualcosa o semplicemente in viaggio per passione, di ogni età. Nessuno sembrava particolarmente pentito della scelta, al contrario. 

Non c’è motivo di aspettare. Partite, ma siate viaggiatori, non turisti. Rispettate la natura, le altre culture e siate aperti.

Lui è Lorenzo Franceschini, di Trento. Qualche settimana fa è tornato dal Sud America dove si trovavo per completare il percorso Ecuador-Ushuaia, in bicicletta.

Questa traversata, partita ad Ottobre, fa parte del Progetto EartHigianelli, un progetto scolastico di cui è il promotore.

Con il patrocinio della Provincia e del Comune di Trento, l'obbiettivo è quello di promuovere un metodo formativo, innovativo e volto ai temi della sostenibilità, sperimentato e consolidato nei passati 10 anni dall'Istituto Artigianelli di Trento assieme a UniTN e FBK (Fondazione Bruno Kessler).

Gli 8000km da lui percorsi in bici sono stati l'inizio e l'evento mediatico che hanno portato ad una raccolta fondi da destinarsi interamente all'Istituto Artigianelli per poter creare una base economica da utilizzare con gli studenti per organizzare attività formative mirate su temi della crisi climatica. Le attività coinvolgono i ragazzi nella collaborazione con aziende e enti in progetti reali.

La sua storia ci è piaciuta molto, e allora abbiamo voluto conoscerlo un po' meglio. Per il resto... Ci vediamo al BAM!

Ci racconti un po' il tuo progetto e le motivazioni? 

L'idea nasce dopo l'esperienza simile fatta nel 2015 quando ho camminato per 3 mesi in Nuova Zelanda, promuovendo una raccolta fondi per l’organizzazione The Rainforest Foundation UK. (https://www.youtube.com/watch?v=P29Gnr-tqGg). L’immersione totale nella natura, l’esplorazione di posti nuovi ad un ritmo diverso dal solito, ma soprattutto l’idea di affrontare qualcosa di ‘non semplice’ per una buona causa mi hanno fatto pensare ad un passo successivo. Il Sud America mi ha sempre attirato, e l’idea di attraversare il continente in bici ha cominciato ad insinuarsi nella mia testa poco dopo essere tornato dal viaggio precedente. 

La possibilità di associare questa esperienza ad un progetto scolastico, che avesse come obbiettivo quello di promuovere i temi ambientali alle generazioni che a breve dovranno affrontare una serie di problemi legati all’emergenza climatica mi è sembrata la strada giusta da percorrere.

Ho iniziato un percorso assieme all’Istituto Artigianelli di Trento e grazie all’esperienza della scuola nell’adottare metodi formativi innovativi, come il progetto iniziato nel 2008 con DIPSCo-UniTN, FBK e Provincia, abbiamo trovato sintonia. Nasce così Progetto EartHigianelli, diviso in due parti principali. Nella prima fase la mia esperienza in Sud America promuoverà una raccolta fondi (https://www.gofundme.com/f/earthigianelli-project) da destinarsi interamente alla scuola per la seconda parte del progetto, ovvero l’attivazione e la gestione di attività innovative con gli studenti, a contatto con una rete di istituzioni scolastiche (italiane ed estere) e aziende interessate a partecipare. 

Qual è la tua idea di viaggio in bici? 

Questo viaggio è stato il mio primo, in sella e per una lunga distanza. In molte altre occasioni ho passato molto tempo sui pedali per allenamento, come in vista dell’Ironman 70.3 di due anni fa. Niente però può essere confrontato con le sensazioni che si provano ad affrontare un viaggio che non finisce nello stesso posto in cui è iniziato, come un semplice allenamento. Giorno dopo giorno le vite che si vivono sono molteplici. Sono quella del ciclista, certo, ma anche quella di chi viene a contatto con persone molto diverse e molto interessanti, alla scoperta di culture e sfaccettature delle stesse. La vita del viaggiatore, in contrasto con quella del turista, è l’attitudine e la curiosità che lo distingue. Sempre pronto ad accettare e adattarsi alle situazioni che la pianificazione minuziosa non ha potuto considerare. 

Per me una sensazione diversa dal solito che ha caratterizzato questo viaggio in bici è stata la soddisfazione di raggiungere luoghi incantevoli usando solo la forza del corpo e la determinazione della mente.

Qual è il tuo posto preferito fin'ora per un'esperienza zaino in spalle?

Ho una connessione speciale per la Nuova Zelanda, ma sono sempre alla ricerca di luoghi selvaggi dove potermi immergere completamente nella natura. L’esperienza in Sud America al contrario mi ha fatto scoprire delle popolazioni e delle culture indimenticabili. 

Come vedi il futuro del viaggi in bici? 

Con l’unico compromesso del ‘viaggio’ verso una destinazione prescelta, l’affrontare un percorso più o meno lungo in bicicletta credo possa essere un esempio lodevole per vivere in maniera più sostenibile. Innanzitutto il venire a contatto con altre culture dà la possibilità di apprendere e conoscere usi e costumi diversi. Inoltre, l’opportunità di avere del tempo (molto tempo) per essere distaccati dalle convenzionali attività giornaliere aiuta a concentrarsi su temi, sia personali che non, difficili da affrontare altre situazioni. 

Questi due fattori credo verranno compresi sempre più dalle persone che vogliano avvicinarsi al mondo dei viaggi in bici, così da aumentare in loro la voglia di intraprenderne uno. Sono sicuro che, come è capitato a me, quando si inizia sarà difficile poi abbandonare quello che potrebbe diventare quasi una routine, uno stile di vita. 

Parlaci del tuo set-up ideale per un viaggio in bici 

Premetto che dopo sei mesi di viaggio sono giunto alla conclusione che il miglior set-up non esista. O forse devo ancora trovarlo. In ogni caso, sono fermamente convinto che il set-up sia strettamente legato al tipo di viaggio che si decide di intraprendere. Questo tema potrebbe occupare un pomeriggio intero di discussione, come del resto capita spesso con i ciclisti che si incontrano durante un viaggio. Personalmente mi sono trovato molto bene con quello che avevo, pur avendo già pensato a cosa cambiare (non molto) per la prossima avventura. 

Cosa vedi nel mondo in sella alla tua bici? 

Gli occhi di chi decide di viaggiare vedono tutto, se si sta attenti. La natura, le persone, i luoghi sono solamente una piccola parte di quello che passa noi davanti, giorno dopo giorno. Si vedono anche i sorrisi, le fatiche, le ingiustizie, le cose semplici, i legami famigliari, i rifiuti a bordo strada, la gentilezza e la disponibilità. Si vede dentro sé stessi. Arriva anche il punto in cui vedi la persona che davvero vorresti essere.

Cosa diresti a qualcuno che vuole approcciarsi al mondo della bici, ma ancora non l'ha fatto? 

Ho incontrato centinaia di persone alla ricerca di qualcosa o semplicemente in viaggio per passione, di ogni età. Nessuno sembrava particolarmente pentito della scelta, al contrario. 

Non c’è motivo di aspettare. Partite, ma siate viaggiatori, non turisti. Rispettate la natura, le altre culture e siate aperti.