“Senza Alaska la mia vita sarebbe stata un’altra. Non mi interessa sapere quale, quello che ho è sicuramente quella che più avrei amato”.
Willy Mulonia si racconta. tra passione e demoni di una terra che è la sua casa senza confini.
Il freddo è una metafora della vita? Se si, quale?
Non la vedo come una metafora, pero si lo colloco tra le mie emozioni più profonde.
Non vado in Alaska alla ricerca del freddo. Se devo essere sincero, il freddo non mi piace. Ma per vivere tutte le emozioni che vivo in quelle terre e per poter imparare cosi tanto, ci sono vari pedaggi da pagare ed il freddo è uno di questi.
Vivo il freddo come un sentimento legato a dei momenti molto concreti. Una volta a casa, quei sentimenti vengono elaborati e con il tempo si trasformano in una emozione che, credimi, mi scalda il cuore.
O sono gli spazi senza confini dell’Alaska a esserlo?
Non ricordo quando, pero si mi ricordo che ero lungo il trail tra la cabin di Carlson Crossing e Cripple. Era mattina presto e faceva un freddo becco. Ad un certo punto mi sono fermato. Ho messo i piedi a terra e sono stato li, fermo! Mi guardavo attorno ed ero in mezzo ad una vallata davvero maestosa ed in mezzo all’Alaska.
Roberto e Tiziano erano poco lontani da me, ma non alla vista.
Mi sono fermato e mi sono concesso un tempo della durata che il freddo mi permetteva ma che mi era sembrato eterno per la ricchezza in se del momento.
Li, da solo, in mezzo alla natura non mi ero sentito piccolo. Mi ero sentito perfettamente parte della natura stessa.
In quel momento ero Natura. In perfetta simbiosi con tutto quello che mi stava circondando. Non mi sentivo un intruso, mi sentivo incluso.
In quel momento, ero esattamente il risultato delle mie scelte.
Sono fortemente convinto che si l’Alaska possa essere una metafora della vita.
O forse nella vita di tutti i giorni non siamo il risultato delle nostre scelte?
Quante volte sei stato?
In Alaska ci sono stato otto volte. Sette per l’ Iditarod Trail Invitational ed una quando raggiunsi Prudhoe Bay alla fine della Dalton Highway. Gli ultimi 700 km dei 30.000 che servirono per collegare questo luogo cosi meraviglioso con la lontana Patagonia, era il 2002. Ma questo è il passato!
Se guardo a tutto quello che ho fatto fino ad oggi dal 1991 un po vecchio inizio a vedermi, oltre che a sentire il corpo che me lo ricorda. Sono sincero, questo sentire, non mi lascia indifferente.
Allora sai cosa faccio?
Guardo avanti e mi chiedo: “quante volte ci tornerò ancora?”
E questo mi fa sentire ancora cosi giovane, inesperto, che tutto deve essere imparato.
Senza cadere nella distorsione cognitiva di noi e degli altri, preferisco rimanere fermo sul fatto che più credo sapere e più mi rendo conto di non sapere.
Più vado in Alaska e più imparo. Più imparo e più mi rendo conto di quanto ancora devo imparare. Ed in questi ultimi tre anni devo dire che, nuovamente, sui banchi dell’Università ho capito che per tornare ad imparare a imparare serve mooooolta umiltà. Cosa che avevo perso e che sento aver recuperato in buone dosi.
È sempre “una prima volta”?
Questa domanda è bellissima alla quale avevo già risposto pochi mesi fa per Alvento ma che voglio riproporvi (è ammesso l’auto plagio?)
“Guai se non lo fosse. Per fortuna, non come la prima volta. Cambio e con me cambiano le emozioni. E così ogni volta mi emoziono. Perché i miei occhi sono diversi da quelli di venticinque anni fa.
Nella vita si cambia. L’unica cosa certa che c’è nella vita è il cambiamento.
La vita è un cambiamento. Chi è aperto a imparare e a esplorare il territorio al di là della mappa si impadronisce del futuro. Contrariamente, quelli che vivono pensando di conoscerlo tutto vivranno in un mondo che ormai non esiste più. Un mondo vuoto di emozioni.
E cosa hai visto, ogni volta, con occhi nuovi?
Una parte nuova di me. O meglio, quella stessa parte però vista da un’altra prospettiva. Una estrapolazione dalla realtà durante la realtà stessa. Se è vero che non vediamo il mondo come è ma lo vediamo come siamo, posso dire che l’Alaska, quindi il Mondo, mi aiuta a vedere come sono davvero.
A chi consiglieresti l’Alaska?
A tutti, purché siano umili. Purché siano forti ma sensati.
A chi si rende conto che ha bisogno di uno “scrub dell’anima” come ha detto una persona a me molto cara lo scorso Marzo proprio in Alaska.
A tutti coloro che vogliono fare un viaggio al di là della mappa esplorando un territorio sconosciuto: loro stessi.
A Marzo del 2024 ci torno e, per la prima volta, sono pronto ad accompagnarti. Vuoi venire?
